Il giardino roccioso

Questo allestimento fu voluto dal Granduca Giorgio II di Sassonia Meiningen, il marito di Carlotta, grande appassionato di botanica e di teatro; due passioni, queste, che profuse nel parco e il cui eco risuona a noi ancora oggi grazie alle stupende scenografie che egli seppe progettare e che richiamano le atmofere di ambienti di altre zone del mondo (come nel caso delle succulente o del bosco himalaiano dei rododendri arborei).

Fra queste c’è, appunto, il giardino roccioso posto al centro di quello che potrebbe essere definito una versione romantica del ‘teatro di verzura’, grazie al fondale di alberi d’alto fusto che costituiscono le quinte.

Una variopinta tavolozza di colori fa bella mostra di se grazie all’abbinamento di fioriture stagionali, che vengono sostituite man mano che la primavera avanza e quando poi l’estate volge al termine, fino all’esordio dell’autunno. Non si tratta solo di fiori, in realtà: per dare valore ai cromatismi vegetali che compongono questa tavolozza, infatti, i giardinieri sono soliti utilizzare le fioriture annuali accanto a piante dalla foglia decorativa. Ne è un esempio Stachys bizantina, anche detta Betonica candida, della famiglia delle Lamiacee (la stessa a cui appartengono anche salvia e rosmarino!), il cui nome comune inglese ‘lamb’s ear’ (orecchia di agnello) è particolarmente azzeccato: una soffice peluria ricopre infatti le sue foglie, conferendole un colorito grigiastro e un appeal incredibile al tatto. Si tratta di una specie perenne, quindi potete ammirarla in tutte le stagioni.

Poiché deve essere sempre gradevole i giardinieri osservano un rigido programma di alternanza delle specie, in base ai periodi di fioritura delle piante, che in parte vengono acquistate presso vivai specializzati e in parte vengono prodotte nel vivaio di Villa Carlotta per poter essere poi inserite nelle tasche della scogliera ogni volta che è necessario sostituire le fioriture appassite. L’abbinamento di colori e di tessiture che ne risulta conferisce all’insieme un aspetto pittorico, dove ogni specie corrisponde ad una pennellata dello straordinario artista che è Madre Natura.