Via Regina, 2 - 22016 Tremezzina
Loc. Tremezzo, Como
Tel. (+39) 0344 40405
segreteria@villacarlotta.it
10.00-19.00
(chiusura biglietteria ore 18.00)
Arriva l'aunno in giardino!
Il gruppo scultoreo è stato eseguito fra il 1818 e il 1820 da Adamo Tadolini e si tratta della replica della scultura commissionata ad Antonio Canova dal principe russo Yussupoff (oggi conservata al Museo dell’Ermitage di San Pietroburgo), derivata dal modello originale in gesso che lo stesso Canova aveva donato all’allievo prediletto Tadolini con l’autorizzazione di ricavarne quante copie volesse.
Il celebre gruppo ebbe infatti diverse redazioni: una prima versione in marmo nel 1792, realizzata per il Capitano Campbell e acquistata da Murat, si trova ora al Louvre. Una seconda versione si trova invece all’Ermitage, eseguita per il Principe russo sopra citato.
Esistono differenze fra la prima e la seconda versione che riguardano le misure (la versione del Louvre è più piccola), la posizione delle ali e quelle dei volti. Anche la copia conservata a Villa Carlotta non è identica al suo modello e questo fa supporre che il gesso donato da Canova a Tadolini fosse stato oggetto di un’ulteriore revisione da parte del Maestro, alla ricerca della perfezione assoluta.
Tratta, a eccezione delle ali, da un unico blocco di marmo di Carrara di eccezionale bellezza, la scultura giunse a Tremezzo nel 1834, dove per la grande qualità fu a lungo scambiata per un’opera autografa di Canova e divenne tra le più celebri icone di sensualità e passione.
Apuleio, Metamorfosi, Libro VI
Scolpito nel marmo è uno dei momenti più intensi della favola di Amore e Psiche, opera dello scrittore latino Apuleio e inserita ne “Le Metamorfosi” , risalenti al II secolo D.C.
Psiche era una fanciulla di rara e assoluta bellezza, amata e celebrata per la sua incredibile avvenenza. Venere, invidiosa della sua bellezza, decise di vendicarsi con l'aiuto del figlio Amore, il quale avrebbe dovuto farla innamorare di un uomo rozzo e meschino.
Tuttavia, appena Amore vide Psiche, se ne invaghì perdutamente, e decise con l'aiuto di Zefiro di trasportarla nel proprio palazzo. Lì Psiche trascorse con Amore tutte le notti, senza tuttavia poter guardare il volto dell'amante: Amore, infatti, non rivelò mai la propria identità, per evitare l’ira della madre Venere. Ma la curiosità della fanciulla prese il sopravvento e Psiche una notte prese una lanterna per vedere il volto del suo sposo. Una goccia di cera bollente cadde sulla spalla di Amore, il quale si svegliò e, infuriato, abbandonò Psiche.
Psiche fu poi sottoposta a una serie di terribili prove organizzate da Venere. L’ultima prova fu la più difficile: discendere negli Inferi e chiedere alla dea Proserpina di concederle un po' della sua bellezza. Fu così che Psiche ricevette da Proserpina un'ampolla e, presa dalla curiosità, la aprì scoprendo che il vaso non conteneva bellezza, bensì un sonno infernale che la fece addormentare profondamente. Amore, una volta venuto a conoscenza del tragico destino dell'amante, la raggiunse e la salvò dal sonno mortale.
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