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L’ambientazione medievale dell'opera di Francesco Hayez, la ricca gamma pittorica, il forte accento sentimentale aprono alla nuova sensibilità del Romanticismo.
Sotto l’insegna dell’amore tragico è anche l’Ultima comunione di Atala dipinta da Pierre Jérôme Lordon a Parigi nel 1808, attingendo il soggetto dal romanzo Atala (1801) dello scrittore francese François-René de Chateaubriand.
A Sommariva apparteneva anche la grande tela con La spezieria di un chiostro eseguita da Giovanni Migliara nel 1823. È un quadro ispirato alla pittura olandese del Seicento, da cui deriva la precisione lenticolare con cui il pittore descrive il lavoro dei frati farmacisti, soffermandosi su ogni dettaglio della scena.
La vicenda dei due amanti narrata da Shakespeare, una delle bandiere del Romanticismo, deve proprio ad Hayez la sua fortunata divulgazione. Grazie alle molte riproduzioni, ma anche a una straordinaria fortuna critica, il dipinto è diventato un’opera di culto dell’Ottocento romantico.
La tela di Villa Carlotta, commissionata da Giovanni Battista Sommariva, è stata sottoposta nel 2015 a una complessa analisi per identificare le tecniche impiegate e i pigmenti utilizzati.
Le sale di Villa Carlotta sono ricche di rimandi tra letteratura e storia dell’arte. Poco lontano dalla notissima tela di Hayez, nel nostro percorso museale, c’è un'opera meno famosa ma dagli echi letterari altrettanto interessanti.
Si tratta di una tela del 1808 del pittore francese Pierre-Jérome Lordon, che rappresenta una scena del romanzo “Atala”, pubblicato da Chateaubriand sette anni prima.
Definito dalla critica il “mago della pittura”, fin dai primi decenni dell’Ottocento Giovanni Migliara si affermò con una vasta produzione di scenette di vita monastica, di vedute urbane e piccoli paesaggi in miniatura, che conquistarono l’ammirazione del pubblico alle esposizioni.
Rispetto a questo repertorio, La spezieria di un chiostro di Villa Carlotta si distingue immediatamente per il suo formato monumentale, da immaginare come una espressa richiesta del committente, Giovanni Battista Sommariva, desideroso di assicurarsi un’opera fuori dall’ordinario.