Francesco Hayez, L’ultimo bacio dato a Giulietta da Romeo
Un capolavoro, un'icona romantica senza tempo, un esempio di collezionismo illuminato, un campo di prova per studiosi, e molto altro ancora.
Via Regina, 2 - 22016 Tremezzina
Loc. Tremezzo, Como
Tel. (0039) 0344 40405
segreteria@villacarlotta.it
biglietteria: 10.00-18.00
museo: 10.00-18.30
giardini: 10.00-19.00
In giardino i profumi e i colori fanno da protagonisti!
Il biglietto al Museo comprende anche la visita al Giardino Botanico. Le sale espositive si articolano su due piani, e sono raggiungibili anche con un ascensore.
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Giovanni Battista Sommariva, nei primi anni dell’800, acquistò una serie di capolavori dei maggiori artisti della sua epoca, tra i quali Antonio Canova e Bertel Thorvaldsen.
Una parte degli oggetti d’arte di questa collezione è ancora presente nella villa di Tremezzo, come lo straordinario dipinto che raffigura l’Ultimo bacio dato a Giulietta da Romeo di Francesco Hayez del 1823.
Al secondo piano si trovano i mobili, le stanze private e gli oggetti della principessa Carlotta, che a metà Ottocento ricevette in dono la Villa in occasione delle nozze con Giorgio II, duca di Sassonia-Meiningen.
Villa Carlotta conserva un archivio storico ed è depositaria dell’archivio Belloni Zecchinelli.
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Un capolavoro, un'icona romantica senza tempo, un esempio di collezionismo illuminato, un campo di prova per studiosi, e molto altro ancora.
Il progetto multicanale di Abbonamento Musei arriva in Lombardia per raccontare la Rete dell’800 Lombardo attraverso le voci delle donne e degli uomini che ne sono protagonisti.
Ecco la storia della Principessa Carlotta, del museo e del giardino
Amore mentre con un bacio sta per risvegliare Psiche dal sonno in cui era caduta dopo il suo viaggio nel regno dell’oltretomba. Una replica della celeberrima scultura Antonio Canova, eseguita fra il 1818 e il 1820 da Adamo Tadolini.
Un'opera imperdibile che interpreta la nuova sensibilità romantica, intrisa di suggestioni religiose
Un capolavoro di Antonio Canova, con una storia travagliata. In questa sala dal 1818.
L’Ingresso di Alessandro Magno in Babilonia (1818-1828), di Bertel Thorvaldsen, è uno dei capolavori della scultura dell'Ottocento.
Un capolavoro di Antonio Canova: il prezioso modello originale in gesso della Musa Tersicore, del 1811.
È il nostro ambiente più vasto e imponente, impreziosito dal grande apparato decorativo che si dispiega sulla volta carenata realizzata dal maestro Lodovico Pogliaghi (1857-1950), sotto le direttive del duca Giorgio II.
Il salone dei marmi è il punto di partenza per la scoperta di altre sale, e custode di uno dei capolavori di Villa Carlotta: il Fregio dedicato ad Alessandro Magno da Berthel Thorvaldsen.
In questa sala è esposta una serie di modelli d’età neoclassica, tra i quali spicca la Musa Tersicore (1811) di Antonio Canova.
Sulle pareti sono presentati i modelli di alcuni rilievi dell’Arco della Pace di Milano eseguiti da Luigi Acquisti e Camillo Pacetti intorno al 1811. Allo stesso cantiere scultoreo, il più importante della Milano neoclassica, fa riferimento anche il modello di Luigi Acquisti con L’ingresso dell’imperatore Francesco I d’Austria a Vienna.
I cammei in gesso esposti nella sala fanno parte di una raccolta realizzata a Roma intorno al 1820 da Giovanni Liberotti e composta da oltre quattrocento pezzi. Riproducono una scelta di architetture e opere d’arte celebri visibili a Roma, Firenze, Milano, Parigi e in alcune grandi collezioni private.
Collocati in custodie di legno facilmente trasportabili e provvisti di didascalie, i cammei in gesso erano uno dei souvenir più ambiti dai viaggiatori del Grand Tour. Le statue collocate lungo le pareti provengono invece dalle guglie del Duomo di Milano, da cui furono rimosse per ragioni di conservazione negli anni Cinquanta del secolo scorso.
Al centro di una sala spettacolare di Villa Carlotta si ammira uno tra i più celebri capolavori di Antonio Canova. La scultura ritrae Palamede, figlio di Nauplio, re dell’Eubea, mitico inventore del gioco degli scacchi, dei dadi e di alcune lettere dell’alfabeto greco, nonché scopritore di uno dei più celebri inganni di Ulisse.
Dapprima esposta nella residenza di Sommariva a Parigi fu poi trasferita nella villa di Tremezzo, nella sala appositamente allestita con grandi specchiere che ne esaltavano la bellezza formale.
La sala dei ritratti della famiglia Sommariva, in cui campeggia La lettura del VI Canto dell’Eneide alla corte di Augusto di Jean-Baptiste Wicar, del 1818.
La dimora di Parigi di Giovanni Battista Sommariva presentava ai visitatori una delle opere più celebri della sua collezione: la Maddalena penitente (1794-1796) di Antonio Canova, di cui si conserva in questa sala una replica, fatta eseguire dal collezionista appositamente per la villa di Tremezzo.
Sommariva aveva predisposto già all’epoca un allestimento che esaltava la carica sentimentale di questa straordinaria scultura, collocandola da sola in una stanza rivestita con drappi di seta grigia e posizionando uno specchio alle sue spalle, in modo da consentire una visione simultanea del bellissimo nudo. Il marmo originale di Canova è oggi conservato nei Musei di Strada Nuova di Genova.
Il gruppo di Amore e Psiche fu realizzato tra il 1819 e il 1824 da Adamo Tadolini, l’allievo prediletto di Canova, al quale il maestro aveva donato il modello in gesso della scultura - ora in collezione privata - autorizzandolo a riprodurlo a suo piacimento. L’opera raffigura il dio Amore mentre con un bacio sta per risvegliare Psiche dal sonno in cui era caduta dopo il suo viaggio nel regno dell’oltretomba.
La sala raccoglie alcuni dei capolavori di pittura appartenuti alla collezione Sommariva.
Il posto d’onore spetta all’Ultimo bacio di Romeo e Giulietta dipinto da Francesco Hayez nel 1823 ispirandosi alla tragedia di Shakespeare.
Giorgio II di Sassonia Meiningen affida intorno al 1902 a Lodovico Pogliaghi (1857-1950) l’incarico di rinnovare la decorazione di alcuni ambienti della villa. Qui l’artista si ispira alla pittura pompeiana, evocata dai toni rossi e alle grottesche rinascimentali, dando vita ad un insieme vivace e raffinato.
Alle pareti alcune vedute documentano l’aspetto della dimora nell’Ottocento. All'approccio ancorato al vedutismo settecentesco di Joseph-Xavier Bidauld (1819) fa da contraltare una tela di Giuseppe Bisi del 1823, nella quale la natura diventa la vera protagonista, aprendo alle suggestioni del Romanticismo.
I ritratti di alcuni membri della famiglia di Napoleone si affiancano in questa sala alle stampe dei Fasti, vale a dire al racconto delle gesta di Bonaparte in pace e in guerra, dalla prima campagna d’Italia del 1796 fino alla vittoria di Friedland del 1807 contro lo zar Alessandro I di Russia.
Al gusto artistico dell’epoca napoleonica rimandano invece i due grandi vasi in porcellana “à fuseaux” prodotti a Parigi intorno al 1820-1830 e decorati con motivi ispirati all’antico, riprendendo i modelli della manifattura imperiale di Sèvres.
La sala rievoca la presenza della principessa Carlotta di Prussia, donna colta e raffinata, educata alla corte di Berlino, attraverso arredi d’epoca e suppellettili. In particolare una stampa a colori riproduce un suo ritratto all’età di vent’anni realizzato dal pittore Samuel Diez, un anno dopo il suo matrimonio con Giorgio II.
Alcuni arredi datano invece all’epoca successiva alla scomparsa di Carlotta (29-30/3/1855), e rimandano al gusto delle altre due mogli del duca Giorgio II: Feodore di Hohenlohe-Langenburg (1839–1872) ed Helene Franz (1839-1923).
Nel mobilio di questo salotto convivono diversi stili e materiali. Interessanti sono soprattutto le sedie e le cassapanche in noce, in stile neorinascimentale, risalenti alla seconda metà del XIX secolo. Il busto in gesso rappresenta Bernardo di Sassonia-Meiningen (1850 ca.) ed è attribuito a Pompeo Marchesi.
Alle pareti alcune stampe che raffigurano il duca Giorgio II, il grande acquerello di metà Ottocento con una Lezione di Catechismo, di autore anonimo e alcune stampe che appartengono ad una serie di quaranta riproduzioni a fotoincisione di quadri di Rembrandt edite ad Amsterdam nel 1898.
La sala è arredata con un grande arazzo del XVIII secolo, tessuto a Bruxelles nell’atelier di François van der Borght. Raffigura un soggetto tipico della pittura fiamminga: un’allegra festa contadina all’aria aperta.
Sul lato opposto si trova un dipinto rinascimentale proveniente dalla collezione del duca Giorgio II. Si tratta di una Madonna con Gesù Bambino e San Giovannino eseguita nel primo Cinquecento da un artista che si ispira a modelli del Perugino.
Il mobilio esposto in questa sala è un esempio emblematico degli orientamenti di gusto del duca Giorgio II. Sono arredi sontuosi, impreziositi da inserti in bronzo dorato e realizzati nella seconda metà dell’Ottocento.
Su una delle pareti è possibile osservare il bozzetto dell’affresco dell’atrio della Galleria raffigurante Bacco e Arianna sull’isola di Naxos, dipinto negli ultimi anni dell’Ottocento da Ernest Sassonia Meiningen, figlio del duca e della seconda moglie, Feodore.
Tra le due finestre è esposta invece un’Odalisca di Francesco Hayez, mentre sulla sinistra troviamo una copia ottocentesca di un celebre capolavoro della pittura rinascimentale italiana, la Venere di Urbino di Tiziano.
La sala è arredata con mobili di produzione francese, in stile neoclassico, riccamente decorati e risalenti al tardo XIX secolo. Al centro una tavola imbandita con porcellane Alla parete è appeso il medaglione in gesso con il Ritratto del duca Giorgio II (1911) di Kasper von Zumbusch (1830-1915); lungo una parete una serie di stampe riproducenti il Trionfo di Cesare di Andrea Mantegna.
In questa sala è conservato il grande stendardo del ducato di Sassonia Meiningen, dipinto a tempera. Ai colori della Sassonia in uso dal 1818, bianco e verde, sono affiancati lo stemma ducale e i simboli araldici dei territori ad esso appartenenti.
Al Duca risalgono anche i preziosi volumi di botanica e letteratura in lingua tedesca e la collezione di riproduzioni fotografiche a colori, databili intorno al 1900. Tra queste si riconoscono i ritratti realizzati da Jan van Eyck e Roger van der Weyden, pittori fiamminghi del Quattrocento, che testimoniano la passione del Duca per le arti figurative.
Questa camera conserva un ricco mobilio impiallacciato in mogano rossiccio, con numerose applicazioni in bronzo dorato: il grande armadio con capitelli in bronzo che riproducono testine egizie, la coppia di letti decorati con figure mitologiche e l’elegante specchiera. Al centro della sala una culla in ciliegio con decorazioni in bronzo dorato e intarsi in madreperla, in stile neogotico. Alle pareti tre Angeli in ricche cornici dorate, tempere della seconda metà del XIX secolo, ispirate ad antichi modelli.